PARROCCHIA DEI SS. ERMAGORA E FORTUNATO, LORENZAGO
Ermagora è il vescovo col quale comincia il catalogo episcopale di Aquileia. Egli sarebbe vissuto forse verso la metà del sec. III e dopo di lui quel catalogo continua senza interruzione, nonostante qualche incertezza.
Oltre a questo, nulla sappiamo di sicuro a proposito del protovescovo. A tale mancanza intese supplire una diffusa leggenda che, formatasi già durante il sec. VIII, raggiunse la sua maturità durante il secolo seguente, non senza subire aggiunte e varianti nell′età posteriore. Essa narra che l′evangelista San Marco, inviato da S. Pietro ad evangelizzare l′Italia superiore, giunto ad Aquileia, vi incontrò un cittadino di nome Ermagora e, convertitolo al Cristianesimo, lo consacrò vescovo della città; anzi, secondo una variante, lo condusse a Roma, dove S. Pietro in persona lo consacrò.
Egli vi avrebbe conclusa la sua missione con il martirio durante la persecuzione suscitata da Nerone e compagno gli sarebbe stato il suo diacono Fortunato. La loro memoria fu celebrata al 12 luglio, data nella quale sono ricordati anche nel Martirologio Romano, nella Chiesa di Aquileia e in altre Chiese.
Nelle diverse redazioni nelle quali ci fu tramandato il Martirologio Geronimiano, i due martiri sono notati sempre sotto quella stessa data. Ci sorprende però che Venanzio Fortunato nel sec. VI ricordi due volte S. Fortunato in Aquileia: una volta nella Vita di S. Martino: ′Ac Fortunati benedictam urnam′, un′altra volta in Miscellanea: ′Et Fortunatum fert Aquileiam suum′; invece non fa cenno di Ermagora.
I Santi sono patroni di Lorenzago, dell′arcidiocesi di Gorizia, dell′arcidiocesi e della città di Udine nonché, da pochi anni, di tutta la Regione Friuli Venezia Giulia.
La tradizione tramanda che Ermagora sarebbe stato scelto da San Marco come vescovo di Aquileia, nel 50 d.C., subendo il martirio insieme con il suo diacono Fortunato nel 70 d.C. ad opera di un certo Sebasto, magistrato in quella città. Le loro reliquie furono conservate dapprima ad Aquileia e, poi, trasferite a Grado nel VI secolo. Vennero restituite alla comunità aquileiese alla fine del XV secolo. Alcune loro reliquie vennero traslate a Gorizia nel 1751, dopo la soppressione del patriarcato.
Annotiamo che l′importanza strategica (militare, commerciale, portuale e culturale) della città (metropoli) di Aquileia, nell′ambito dell′Impero romano, rende plausibile la presenza di una comunità cristiana già agli albori del cristianesimo legata, secondo mons. G. Biasutti, alla Chiesa di Alessandria.

LA CHIESA
La Chiesa, dedicata ai Santi Ermagora e Fortunato, è la parrocchiale di Lorenzago di Cadore, località che conserva un′anima particolarmente religiosa poiché i papi San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, trascorsero il loro periodo di vacanze.
L′edificio, la cui costruzione fu terminata nel 1758, è stato eretto dai carnici Domenico Schiavi e Angelo Fabbro. L′altare maggiore, realizzato dallo scultore Francesco Alois di Gemona, reca le statue marmoree dei Santi Ermagora e Fortunato. Quattro gli altari minori: i due davanti costruiti dall′Alois, i due in fondo alla chiesa costruiti da Pietro Andreis di Barcis con bottega a Longarone.
Gli altari di Alois, quello a dx, reca la pala raffigurante S. Antonio abate, S. Valentino e S. Osvaldo re, di Antonio Bettio; quello a sx comprende la pala dipinta da Antonio Bettio (1789) raffigurante la Vergine Assunta, S. Agostino e S. Monica. Gli altari dell′Andreis,quello a dx, custodisce una statua lignea raffigurante San Giuseppe di autore ignoto; quello di sx, reca il dipinto con i Santi Sebastiano, Rocco e Fabiano (un analogo soggetto dipinto da Tomaso Da Rin, nel 1910, è collocato a metà navata sulla parete dx).
Il soffitto a padiglione ospita gli affreschi realizzati da Antonio Schiavi, fratello di Domenico: in ordine dall′inizio della navata verso l′ingresso sono rappresentati i Santi Ermagora e Fortunato, Sant’Antonio abate e San Osvaldo e la Vergine in gloria. Nel coro sono presenti quattro tele tra le quali vi è un dipinto del XVI secolo, attribuito a Cesare Vecellio, parente di Tiziano: è un olio su tela raffigurante Sant′Antonio abate e il committente. L′organo, posto sopra la porta principale, è opera (1790-96) di Francesco Comelli di Torlano di Nimis.